Ciao a tutti!
Non stanca di tradurre le mie storie, ho pensato che sarebbe stato carino
ringraziare Elaine Walker per lo splendido lavoro che sta facendo con
l'archivio traducendo qualche sua storia.
Quando glielo ho proposto lei ne e' stata entusiasta,
cosi' ora eccomi qui!
Ho scelto di iniziare con la sua storia che ho amato di piu',
intitolata “JUST RAY”.
Silvia
Ciriciao_fly@hotmail.com

Rivedendo alcuni episodi della prima e della seconda serie,
mischiati insieme, mi ha molto colpito quanto il personaggio di Ray
sia cambiato in questo arco di tempo. Questo mi ha fatto pensare.
Cosi' questa storia, come gia' suggerisce il titolo, e' per Ray…

Rated PG giusto per essere sicuri visto che e' una slash m/m,
ma per nessun altro motivo.

Solo e solamente Ray
By Elaine Walker
-traduzione di Silvia Mosca

Ben vide la Riv parcheggiata sotto il palazzo del suo appartamento e inizio', senza accorgersene, a camminare piu' rapidamente, con gran dispiacere da parte di Dief. Con Ray si era visto nei giorni scorsi, gli era sembrato un poco assente e pensieroso, ma non c'era mai stata l'opportunita' di parlare di qualcosa di diverso dal lavoro. Sperava che Ray potesse trattenersi un poco per fare due chiacchere.

Aprendo la porta dell'appartamento lo trovo' che guardava la strada sottostante dalla finestra della cucina. Ray non si giro', neanche quando Dief gli si avvicino' e per salutare gli annuso' le gambe. Ben, allora, decise di mettere in azione le sue doti di osservatore, quelle stesse che gli erano state utili in molti dei suoi casi e piu' di una volta gli avevano salvato la vita, per studiare il suo amico.

Osservo' come Ray stava in piedi, l'angolo preciso che la sua testa descriveva, leggermente inclinata da una parte, l'accenno di tensione sulle spalle sottili. Era vestito in modo piuttosto semplice, pantaloni grigio scuro ed un leggero maglione grigio-marrone che aderiva bene al suo corpo. Stava bene vestito cosi' anche se quello non era il suo solito stile.

Leggermente piegato all'indietro, si sosteneva con la mano sinistra appoggiata all'altezza della testa alla finestra. La mano fina, dalle dita affusolate, sembrava abbastanza rilassata. Forse era solo la sua
postura ed il fatto che la mano destra fosse nella tasca dei pantaloni a produrre la tensione nelle sue spalle. Ben noto' in maniera assente come la mano destra nella tasca faceva aderire maggiormente il tessuto dei pantaloni al fondoschiena.

Niente di tutto questo gli era di molto aiuto.

Ancora non capiva cosa fosse che non andava, e a dire il vero non sapeva neanche se questo “qualcosa” esistesse. Semplicemente non era *da Ray* rimanere cosi'…tranquillo.

Ben aveva osservato tutti questi particolari in un solo momento. Ando' verso la finestra e si fermo' proprio dietro Ray, guardando oltre la sua spalla verso la strada, per vedere se stesse accadendo qualcosa.
Niente.

“Hei, Benny.” La voce di Ray era calma, serena.

“Ciao, Ray.”

Quando Ray smise di parlare, Ben lo accetto'. Non era sembrato turbato o arrabbiato, quindi Ben rimase li', ad aspettare, cosi' vicino da riuscire a sentire il calore del suo corpo. Con ogni respiro inalava l'odore del suo dopobarba leggermente speziato e, una volta abituatosi, riusci' a cogliere il profumo sottostante che era solo e solamente Ray.

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Ray poteva sentire il calore emanato dal corpo di Ben, il leggero tocco del suo respiro dietro al collo, ma non se la sentiva di parlare, almeno non subito. Da alcuni giorni ormai, una voce dentro di lui gli diceva di prenderla con calma, senza fretta, di stare tranquillo ed ascoltare. Non sapeva cosa stesse accadendo, ma sentiva che andava bene cosi'.

Era stata una strana esperienza. L'essere cresciuto in casa Vecchio non gli aveva mai dato tempo di sperimentare la solitudine e l'introspezione. Forse era colpa dell'influenza di Ben. Benny lo aveva sempre visto in un modo diverso da tutti gli altri, e questo sembrava aver modificato il modo in cui Ray considerava se stesso.

Per la sua numerosa famiglia lui era Ray - il fratello, Raimondo - il figlio, zio Ray per i nipoti.

I suoi colleghi alla stazione di polizia lo vedevano come Vecchio, il poliziotto leggermente-o non proprio leggermente- irritante, sempre accompagnato dal suo misterioso amico canadese.

Ma con Benny lui era solo e solamente Ray.

Dopo un po' Ray lascio' cadere la mano e si giro'. Faccia a faccia con Ben, guardo' dentro preoccupati occhi blu. Guardo' attentamente il viso del suo amico, soffermandosi sui bei lineamenti regolari che conosceva cosi' bene. Gli sorrise lievemente, dicendogli cosi' che andava tutto bene. Le labbra di Ben si rilassarono in un sorriso ancora piu' lieve, allargandosi leggermente agli angoli, ma nei suoi occhi c'era ancora preoccupazione.

In quel momento Ray capi' cosa il suo subconscio stava tentando di suggerirgli negli ultimi giorni. Quasi ne rise ad alta voce. Come aveva potuto essere cosi' stupido? Come aveva fatto a non accorgersi di quello che gli stava succedendo? Si chiese da quanto tempo fosse iniziato… ma non esisteva un momento preciso a cui potesse riferirsi, forse era dalla prima volta che si erano incontrati. Si chiese tutto ad un tratto cosa Ben potesse pensare di tutto cio', ma in qualche modo non ne era affatto preoccupato. Quella strana calma, che aveva sperimentato ultimamente, era ancora in lui.

Tornando con gli occhi sul volto di Ben, Ray capi' un'altra cosa. Ben sapeva. Forse aveva sempre saputo ed era solo in attesa che Ray lo comprendesse da solo. Ma questo non aveva importanza. Cio' che contava era li', ora. Loro due.

Con solo un piccolo movimento tocco' le labbra di Ben con le sue. Le sue dita avvolsero gentilmente il volto perfetto. Le mani di Ben, posate leggermente sui suoi fianchi, lo sostenevano.

Tempo e spazio erano racchiusi in quel momento perfetto.


FINE